DA NEW YORK A NIMRUD, PASSANDO PER STOCCOLMA

Data

Quando gli “sceriffi” del mondo aprono le porte e lasciano che i buoi escano dalla stalla per correre tardivamente ai ripari, sorge il dubbio che per calcolo si alimentino guerre e guerriglie, fregandosene delle catastrofiche conseguenze antropiche, salvo piangere sul latte versato lacrime da coccodrillo. Dopo l’orribile sorte delle Torri Gemelle e dei loro abitanti a New York, adesso si reitera l’allarme per il patrimonio culturale storico dell’umanità e distrutti i Budda di Bamiyan in Afghanistan e deturpate le vestigia di Palmira in Siria, i fanatici “rottamatori” del mondo hanno fatto strame della civiltà Mesopotamica a Mosul e dintorni in Iraq. Ma è mai possibile che si debba lasciare che la nave affondi per poi andare a recuperare quello che rimane di naufraghi e cose ? La evirazione delle più antiche testimonianze di civiltà, fondamentali per la nostra storia, era cosa annunciata, inevitabile, tanto quanto il “ gran rifiuto” di Dylan per la cerimonia di consegna del Nobel a Stoccolma, il prossimo dieci di dicembre. I “precedenti impegni” del cantautore americano la dicono lunga sulla considerazione che ha del riconoscimento e al contempo di quanto ci sia da riflettere su significati e criteri di aggiudicazione del Premio, lascito di un prodigo come l’inventore industriale svedese che nell’Ottocento sommò trecentosessanta brevetti, legati soprattutto alla sfera degli esplosivi e alla ottimizzazione della nitroglicerina, con la dinamite, traguardo raggiunto nel 1866. Paradossalmente Alfred Bernhard Nobel, giusto centocinquant’anni fa, aveva aperto le porte dell’inferno, fornendo la materia prima per azioni criminali e distruttive da parte dei peggiori tra gli uomini, quelli che oggi il suo Award non intenderebbe avere mai tra le nomination ed i premiati, soprattutto in tema di pace, salvo gli sceriffi.