IL CASO ALEX SCHWAZER

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Trovo paradossale che, proprio mentre vanno in onda le immagini della consegna della bandiera tricolore a Federica Pellegrini e alla squadra olimpica, nei Giardini del Quirinale, faccia soprattutto notizia una nuova disavventura del “redento” Alex Schwazer. Non ci voglio credere, sia perché il doping sarebbe stato verificato addirittura a gennaio, sia perché nel frattempo tutti o quasi avevano accolto con espressioni di giubilo il ritorno del “figliol prodigo”. Se fosse vero, ma non ci voglio credere, le vittime sarebbero tante ed illustri a cominciare dalla nostra credibilità in campo olimpico, stante il clima pesante che insiste per altre ragioni. La Federazione, i tecnici che gli hanno dato credito, i giornalisti, i sociologi che si sono spesi in analisi impegnate e non ultimo i controllori che danno l’allarme con assurdo ritardo, a buoi usciti dalla stalla
Per quanto riguarda Federica, diciamo che c’è stato un “ravvedimento operoso”, dopo il gran rifiuto per Londra. Infine, lo sport si sta rivelando molto più complicato di quello che pensavamo: torno a dire che occorre una sua semplificazione, un salvifico ritorno alle origini