Potrei parlare del grave attentato all’Aeroporto di Istanbul, ricordando le 36 vittime e i 146 feriti della strategia del terrore, che continua ad imperversare senza soste in tutto il mondo. Una sola considerazione per la matrice: chi si fa esplodere deliberatamente ha un motivo particolare per farlo. Il “fanatismo” non era certo l’argomento enfatizzato dal nostro amato Carlo Bud Pedersoli Spencer, cui voglio dedicare ancora oggi un commosso pensiero, mentre migliaia di persone gli stanno dando l’estremo saluto nella Protomoteca al Campidoglio . Quando lo vedevo in azione, nella piscina al Foro Italico, dove tutti i giorni andavo a piedi o in bici da casa mia, lui ancora non era un personaggio del cinema, ma soltanto un campione da ammirare e imitare. Oggi mi riconosco in lui, nella sua storia complessiva di uomo, nel suo stile di vita, nella sua non esasperazione del rapporto con lo sport. Lui non si allenava più di tanto o per niente, fumava come tanti campioni del dopoguerra. Oggi questo comportamento non sarebbe possibile, ma i problemi sopravvenuti con l’esasperazione del professionismo sportivo e con il doping mi fanno pensare che in mezzo rimane la questione etica, il valore formativo della pratica sportiva, cui proprio Carlo Bud ha voluto dedicare la sua intera vita.
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